Dossier Agenda 2030/ Gli alti e bassi delle operazioni multilaterali di pace (25)

    Questo dossier fa parte degli approfondimenti dedicati all’Agenda 2030 e analizza il target 16: Pace, giustizia e istituzioni solide.

    a cura di Alice Pistolesi

    Nel 2019 vi sono state 61 operazioni multilaterali di pace, una in più rispetto all’anno precedente. In questo dossier analizziamo Trends in Multilateral Peace Operations, 2019, il rapporto del Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) uscito il 29 maggio 2020 che fornisce una panoramica di tutte le operazioni multilaterali di pace attive nel 2019. Sulla base dei dati del 2019, questa scheda informativa Sipri presenta le tendenze globali e regionali nelle operazioni di pace multilaterali. Secondo il Sipri un’operazione di pace multilaterale deve avere l’intenzione dichiarata di: servire come strumento per facilitare l’attuazione degli accordi di pace già in essere, sostenere un processo di pace o assistere nella prevenzione dei conflitti o negli sforzi di costruzione della pace.

    Il numero di membri del personale nelle operazioni di pace multilaterali, compresi i militari, la polizia e il personale civile internazionale, è diminuito del 4,8% dal 31 dicembre 2018 al 31 dicembre 2019.  “Il numero decrescente di personale – afferma Jaïr van der Lijn, direttore del Programma SIPRI per le operazioni di pace e la gestione dei conflitti – può essere spiegato da riduzioni e chiusure di una serie di operazioni più grandi negli ultimi anni, mentre le operazioni successive o di nuova costituzione tendono ad essere più piccole e di carattere più politico”. Sebbene, infatti, sia rimasto stabile il numero totale di operazioni multilaterali di pace dal 2015, molte delle più grandi operazioni di mantenimento della pace dell’ONU hanno continuato a ridursi o si sono chiuse.

    Tagli ai bilanci hanno continuato a incidere sull’impronta delle operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite nel 2019. Nel periodo 2015-2019, comunque, il numero totale di operazioni di pace multilaterali attuate dalle Nazioni Unite, che oltre alle operazioni di mantenimento della pace comprende anche un numero di minori missioni politiche speciali, è rimasta relativamente stabile, intorno alle 22. E’ invece diminuito il numero di operazioni multilaterali di pace condotte da coalizioni ad hoc, mentre il numero di operazioni svolte dalle organizzazioni regionali è aumentato. 

     

    *In copertina “Members of the Mongolian Armed Forces form a barrier during a mock protest May 26 at a simulated United Nations checkpoint during the “lane” training portion of Khaan Quest 2016” Author Janessa Pon.

    Due conclusioni e tre inizi

    Nel 2019 si sono concluse due operazioni multilaterali di pace: la Presenza internazionale a Hebron (Tiph) e la missione delle Nazioni Unite per Supporto alla giustizia ad Haiti (Minujusth). La missione ad Hebron, nei Territori Palestinesi, era stata istituita dall’accordo di Oslo II del 1995 ed era attiva nella sua forma attuale dal 1997. L’uscita di Tiph è stata la conseguenza di una decisione unilaterale del governo israeliano di non estendere il suo mandato. La Minujusth è stata fondata nel 2017 in sostituzione della Missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite ad Haiti. La sua chiusura è stata l’ultima tappa del graduale ritiro dei peacekeeper delle Nazioni Unite da Haiti, iniziato nel 2011.

    Nel 2019 sono poi iniziate tre operazioni multilaterali di pace: la Missione integrata di assistenza alle frontiere (Eubam) in Libia, la Missione a sostegno dell’accordo di Hodeidah (Unmha) in Yemen e l’Ufficio integrato delle Nazioni Unite ad Haiti, che è succeduto alla Minujusth. In realtà Eubam Libia era attiva dal 2013, ma non era qualificata come operazione multilaterale di pace a causa della sua esclusiva attenzione alla gestione delle frontiere. L’Unmha è stata incaricata di sostenere l’attuazione dell’accordo sulla città di Hodeidah e i porti di Hodeidah, Salif e Ras Issa, che faceva parte dell’accordo di Stoccolma del dicembre 2018.

    Via l’attenzione dall’Africa Subsahariana

    Nel 2019 la maggior parte delle 61 operazioni multilaterali di pace attive si trovavano nell’Africa Subsahariana, Europa e nel Mena (Medio Oriente e Nord Africa). Secondo il Sipri la tendenza globale è quella di spostare gradualmente l’attenzione (iniziata nel 2015) dall’Africa subsahariana verso la Regione del Mena. Il personale schierato nell’Africa subsahariana è diminuito del 5,8 per cento nel 2019 anche se l’area ospita ancora il 71 per cento di tutto il personale delle operazioni di pace.

    Il numero di personale nelle operazioni di pace multilaterali nell’Africa subsahariana ha raggiunto il picco nel 2015 e da allora è in calo: nel 2019 è sceso sotto i 100mila per la prima volta dall’inizio del 2013. Un calo che, secondo Timo Smit, ricercatore del Programma SIPRI Peace Operations and Conflict Management, “è stato compensato da un notevole aumento delle operazioni antiterrorismo regionali e internazionali, in particolare nelle regioni del Sahel e del bacino del Lago Ciad”.

    I dati indicano, secondo il Spiri un leggero spostamento dell’attenzione verso il Mena: con due nuove operazioni di pace nel 2019, è stata l’unica Regione a vedere un aumento del personale (4,7 per cento).

    Chi fa cosa
    Chi contribuisce di più

    L’Etiopia è rimasto nel 2019 il Paese che più contribuisce in termini di personale alle operazioni multilaterali di pace con 10.727 membri, schierati principalmente nelle operazioni dei Paesi vicini, nella Amisom in Somalia, in Unisfa ad Abyei e nella Unmiss in Sud Sudan. Sebbene anche il contributo dell’Etiopia sia in calo dal 2018, il suo resta il più grande impegno dal 2014, anno in cui ha aderito ad Amisom.

    Gli Stati Uniti restano il ​​secondo più grande contribuente alle missioni multilaterali nel 2019 con 9145 membri, la maggior parte dei quali erano in servizio nella Rsm (Operazione Sostegno Risoluto in Afghanistan) guidata dalla NATO, mentre ha contribuito con pochissimo personale alle operazioni delle Nazioni Unite. Rispetto al 2018, il contributo degli Usa è diminuito perché ha ritirato 475 persone dall’Rsm. I restanti Paesi della ‘top 10 per la pace multilaterale’ sono Uganda, Ruanda, Burundi, Kenya, Bangladesh, India, Nepal e Pakistan.

    Focus 1
    La missione più mortale

    La missione delle Nazioni Unite in Mali continua ad essere la più mortale. Nel 2019 sono state registrate 102 vittime nelle operazioni di pace delle Nazioni Unite. Di queste morti, 28 sono state definite ‘decessi ostili’, 23 erano schierate con Minusma. Con decesso ostile il Sipri intende quelli causati da atti dannosi ed escludono le altre cause, come incidenti e malattie.

    Il Sipri spiega questa mortalità con alcune caratteristiche spiecifiche della missione. “Minusma – spiega Van der Lijn, direttore del Programma SIPRI per le operazioni di pace e la gestione dei conflitti – si distingue per i suoi stretti legami con le strategie internazionali di antiterrorismo nel Sahel. Altre operazioni restano più vicine ai principi tradizionali di mantenimento della pace (imparzialità, consenso delle parti e non uso della forza se non per legittima difesa) e, pertanto, incontrano anche una resistenza meno violenta”.

    Focus 2
    Il personale

    La maggior parte del personale delle operazioni di pace multilaterale è concentrato in un piccolo numero di grandi operazioni. Il Sipri stima che il 90% sia reclutato in dieci operazioni: sette sono condotte dalle Nazioni Unite e sette operano nell’Africa subsahariana.

    Anisom (la missione dell’Unione africana in Somalia) continua ad essere la più grande operazione di pace multilaterale. Al 31 dicembre 2019 era composta da 20.370 unità. Tutte e 10 le più grandi operazioni multilaterali hanno mantenuto stabile il numero di personale oppure si sono ridotte nel corso del 2019. Il calo di personale ha inciso molto sulle missioni africane. Le operazioni nel Darfur sono diminuite di più del 21%, il numero del personale della Forza di sicurezza ad interim delle Nazioni Unite per Abyei (Unisfa) e nella Missione di stabilizzazione dell’organizzazione nella Repubblica democratica del Congo (Monusco) è diminuito anche nel 2019 del 17% e 10%. Il Sipri stima che nelle 10 maggiori operazioni siano state tagliate 6638 unità nel 2019.

    Si rileva però un altro dato interessante. Se il numero del personale che prestava servizio in tutte le operazioni di pace delle Nazioni Unite è diminuito nel 2019, il numero e la percentuale di donne impiegate è aumentata. Il 31 dicembre 2019, le donne rappresentavano il 5,3% del personale militare e il 15% del personale di polizia, rispetto al 4,2% e al 13% dell’anno precedente.

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